Due anime …

Max Pezzali – Due Anime

A volte si sembra antipatici

Perché non c’è niente da ridere

A volte si rimane immobili

Perché non si sa dove dove correre

A volte si sembra insensibili

Per paura di farsi coinvolgere

Per non farsi male scottandosi

Illudersi o illudere

Vi succede mai

Che sembra tutti parlino una lingua incomprensibile?

Vi succede mai

Che sembra tutti vogliano qualcosa di impossibile?

Siamo due anime sbagliate

Che il mondo non raddrizzerà

Troppo diverse e complicate

Fuori dalla realtà

Siamo due anime perdute

Mille milioni di anni fa

Che ora si sono ritrovate fino all’eternità

A volte si finisce ultimi per non calpestare né offendere

A volte ci si sente stupidi perché non si infrangono regole

A volte succede di accorgersi anche quando sembra impossibile

E in mezzo a una folla di numeri qualcuno c’è di uguale a te

Vi succede mai

Che sembra tutti parlino una lingua incomprensibile?

Vi succede mai

Che sembra tutti vogliano qualcosa di impossibile?

Siamo due anime sbagliate

Che il mondo non raddrizzerà

Troppo diverse e complicate

Fuori dalla realtà

Siamo due anime perdute

Mille milioni di anni fa

Che ora si sono ritrovate fino all’eternità

Siamo due anime sbagliate

Che il mondo non distruggerà

Troppo diverse e complicate

Fuori dalla realtà

Siamo due anime cadute

Mille milioni di anni fa

Ma per fortuna ritrovate in questa favola

In questa favola

in questa favola

in questa favola…

Fino all’eternità

Fino all’eternità

Fino all’eternità

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Io e gli altri

Ammiro quelle persone che neanche ti conoscono e ti danno il tu. Ti trattano come se ti conoscessero da sempre. Io invece mantengo, a primo impatto le distanze. Il Lei è dobbligo per rispetto intanto degli altri e di me stessa. Figlia di un’educazione severa, ma mai bacchettona. Questo mi ha procurato una rigidità mentale che probabilmente non ho mai voluto scalfire per rispetto di chi mi sta di fronte. Alcuni pensano che sia altezzosita’, puzza sotto il naso, volere mantenere le distanze. Forse è solo timidezza. Ogni individuo possiede un suo territorio. Ed io rispetto il territorio altrui ed il mio. Imparare a riconoscerlo consente di stabilire relazioni armoniose. La mia aura, la mial bolla, è molto ristretta. Per me costituisce una sorta di scudo. Poterla oltrepassare vuol dire che è stato conquistato il mio cuore, la mia amicizia, la mia fiducia, la mia confidenza, la mia vulnerabilità

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Ogni attimo potrebbe essere l’ultimo

Qualche giorno fa una mia alunna mentre leggevamo Leopardi alza la mano e mi chiede: «se la morte è la fine di tutto, qual è il senso? Il senso della vita?»

Ecco, immaginate di star leggendo un libro che vi sta piacendo tantissimo; all’improvviso qualcuno vi fa notare che quel libro ha una fine. Voi che fareste? Chiudete il libro e dite «chi se ne frega di sapere come va a finire? Qual è il senso?» Al che un ragazzo alza timidamente una mano e obietta: «Ma un libro, se mi è piaciuto, posso sempre decidere di rileggerlo».

A quelle parole io m’illumino e sorrido. «Esatto!» gli rispondo. «Il bello della vita è che non puoi rileggerla, non puoi mai ricominciare daccapo!» Tutta la classe mi osserva, non riescono a spiegarsi il perché del mio sorriso. «Vedete,» dico loro, «noi nasciamo due volte. La prima volta è quando veniamo al mondo. La seconda volta quando ci rendiamo conto di essere mortali. Ed è la seconda nascita ad essere importante. Perché inizi a vivere veramente soltanto quando capisci che non sarai qui per sempre.

Un giorno guarderai il tuo ultimo tramonto, abbraccerai un amico per l’ultima volta; e queste emozioni qui, non si ripeteranno. Ogni cosa che vivete, ogni momento potrebbe essere l’ultimo, ecco perché è tanto bello.» Nessuno di voi ricorderà quello che avete fatto a diciassette anni, le conversazioni avute sull’autobus, quello che avete visto in televisione o mangiato, ma ricorderete per tutta la vita il vostro primo bacio, la prima volta che qualcuno vi ha detto «ti amo», la prima volta che avete visto vostro figlio negli occhi. Perché?

Perché questi momenti sono unici. Non potrete replicarli. Non potrete riprodurre l’emozione che vi ha dato laurearvi o vedere vostro figlio sorridervi per la prima volta. Lo stesso vale per la vita. Non sprecatela. Perché ricordatevi sempre la sfida più bella e grande è soltanto questa: vivere.

Guendalina Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X (➡️ Se vi piace ciò che pubblico, potete trovarmi anche su Instagram, dove vi parlerò dei grandi classici, mi trovate a questo link: https://www.instagram.com/ilprofessorx

#letteratura #cultura

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Sei venuto nudo e nudo te ne andrai…

Sei venuto nudo,
te ne andrai nudo.
Sei venuto senza niente,
te ne andrai senza niente.
Allora da dove vengono così tanto odio, risentimento, invidia, egoismo e orgoglio?
Andremo via tutti a mani vuote,
abbiamo vinto tutte le cose materiali,
abbiamo vinto qui e lasceremo tutto qui.
L’unica cosa che ti accompagnerà,
che hai effettivamente guadagnato qui,
è l’amore che hai condiviso,
la compassione che hai mostrato,
la tua umiltà, la tua gratitudine,
il tuo aiuto, la tua gentilezza.
Questa è l’eredità che lascerai qui
e che tutti ricorderanno. 🙏💕

Dal web su Essere Indaco

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Ci chiamano “Gli Anziani”…

Ci chiamano “Gli Anziani”. Siamo nati negli anni ’40, ’50, ’60. Siamo cresciuti negli anni ’50, ’60, ’70. Abbiamo studiato negli anni ’60, ’70, ’80. Ci siamo fidanzati negli anni ’70, ’80, ’90. Ci siamo sposati e abbiamo scoperto il mondo negli anni ’70, ’80, ’90. Abbiamo intrapreso nuove strade negli anni ’80, ’90.

Ci siamo stabilizzati negli anni 2000. Siamo diventati più saggi nel 2010. E ora stiamo andando avanti con decisione oltre il 2020. Sembra che abbiamo vissuto in otto decenni diversi… DUE secoli diversi… DUE millenni separati…
Siamo passati dal telefono con operatore di lunga distanza alle videochiamate in qualsiasi parte del mondo.

Siamo passati dalle diapositive a YouTube, dai dischi in vinile alla musica online, dalle lettere scritte a mano a email e WhatsApp. Dalla radio delle partite dal vivo alla televisione in bianco e nero, alla televisione a colori e poi alla televisione HD in 3D. Andavo al videonoleggio e ora guardo Netflix.

Abbiamo conosciuto i primi computer, le schede perforate, i dischetti e ora abbiamo gigabyte e megabyte sui nostri smartphone. Abbiamo indossato pantaloncini per tutta l’infanzia e poi pantaloni lunghi, scarpe Oxford, razzi, gusci integrali e jeans. Abbiamo schivato la poliomielite infantile, la meningite, la polio, la tubercolosi, l’influenza suina e ora il COVID-19. Abbiamo usato pattini a rotelle, tricicli, biciclette, ciclomotori, auto a benzina o diesel e ora guidiamo auto ibride o elettriche.

Sì, abbiamo passato molto, ma che vita abbiamo avuto! Potrebbero descriverci come “esemplari”, persone nate in quel mondo degli anni cinquanta, che hanno avuto un’infanzia analogica e un’età adulta digitale. Siamo come “Ho visto tutto”! La nostra generazione ha letteralmente vissuto e assistito a più di chiunque altro in tutte le dimensioni della vita. È la nostra generazione che si è letteralmente adattata al “CAMBIAMENTO”. Un grande applauso a tutti i membri di una generazione molto speciale, che sarà UNICA!

Dal muro di Alicia Paz.

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Studiate… pensiero di Francesco De Sanctis

Studiate.
Per amore del sapere, mai per i voti.
Perché sapere aiuta a essere.
E sapere tanto aiuta a essere tanto.
Studiate.
Perché la cultura rende liberi
e niente vale più della libertà.
Studiate.
Perché siamo le parole che conosciamo,
perché il pensiero crea la realtà.
Studiate.
Perché non conoscerete mai la noia
se amerete un libro, un paesaggio,
un quadro o la settimana enigmistica.
Studiate.
Perché studiando capirete le vostre qualità, le vostre inclinazioni, i vostri punti deboli.
Studiate la storia, perché il passato illumina il presente.
Studiate la geografia perché ogni luogo è anche un fiume, una montagna, un vento.
Studiate la matematica perché nella vita spesso i conti non tornano e bisogna trovare soluzioni alternative.
Studiate le lingue straniere, perché i viaggi sono le lezioni di vita più belle.
Studiate la biologia perché capire come fa a battere il cuore o perché il battito accelera se vi innamorate è meraviglioso.
Studiate la filosofia perché imparerete a ragionare e a guardare il mondo dalle prospettive più originali.
Studiate la letteratura perché vivrete molte vite e vedrete posti incredibili da casa.
Studiate la grammatica perché la differenza tra un accento e un apostrofo non è mai un dettaglio.
Studiate la musica, l’arte e la poesia.
Perché la bellezza è emozione e terapia.
Studiate la fisica e la chimica perché nell’atomo e nelle molecole si celano energie potentissime.
Studiate.
Perché quando smetti di imparare smetti di vivere.
Studiate ció che vi piace ma anche ció che ora vi sembra inutile.
Perché un giorno, quando meno ve lo aspettate, ne capirete il senso.
Studiate.
Senza pretendere troppo da voi stessi e senza rinunciare mai allo svago, allo sport e alle emozioni.
Perché lo studio viene sempre dopo il vostro benessere!
Studiate.
Senza temere di dimenticare qualcosa.
Perché i buchi di memoria servono a fare spazio.
Perché la scuola serve a trasformare specchi in finestre, non a giudicarvi.
— Francesco De Sanctis

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Luna o non l’una ….

La saggezza degli anziani….

Ringraziamo il fotografo arrivato per primo sul suolo lunare per poter immortalare Armstrong, il primo uomo che abbia mai poggiato piede sulla luna.

Mah… qualcosa non torna.

Mio nonno Peppe mi diceva che ci stavano prendendo in giro che sulla luna non c’erano andati…

Non solo il mistero della prima foto scattata, ma anche Samantha Cristoforetti dice che in Usa negli anni ’60 c’era una tecnologia avanzata che oggi non c’è più.

Sicuro?????

La forza incondizionata nella ragione e nella scienzahhh della mia giovinezza barcolla, vacilla, crolla …. penso che il nonno Peppe avesse ragione

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Ti auguro tempo per vivere…

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Messinesi al volante

Dalla pagina del gruppo “sei di Messina se….”

LE 10 FRASI DEGLI AUTOMOBILISTI MESSINESI

1) Sonici a to soru! (Tipica espressione dell’automobilista MESSINESE in prossimità di un semaforo. Solitamente infatti, allo scattare del verde, il messinese ha l’abitudine di suonare il clacson per sollecitare il primo della fila a partire con celerità. Si invita pertanto la cittadinanza strombazzante a rivolgere questi rumori alle proprie sorelle)

2) A freccia mancu l’indiani ormai… (Classica frase usata in prossimità di un incrocio o quando qualcuno si appresta a parcheggiare, ignorando gli indicatori di direzione, volgarmente chiamati “frecce”. L’accostamento alle frecce scagliate dagli indiani, dunque, ormai in disuso come appunto l’uso da parte degli automobilisti messinesi, è la metafora insita in tale espressione)

3) U sapia jo’! Na fimmina e’! (Frase di derisione nel notare che il conducente d’auto, che ha appena eseguito qualche manovra sbagliata, sia una donna. Come a dar credito al famoso detto “donna al volante pericolo costante”)

4) Passa e vaffanculu! (Tipica espressione usata in prossimità di incroci, in cui qualcuno ci chiede la precedenza. La variante è l’espressione gentile “prego, passi pure”, seguita da “mazziti”, una volta che l’altra macchina si è allontanata)

5) Ma cu ta desi a patenti?!? (Frase di sdegno verso qualcuno che ha appena effettuato una manovra non consentita dal codice stradale. Si è soliti accompagnare questa frase con il nome di alcune Autoscuole famose in città, ovviamente non quella frequentata dall’accusatore)

6) Cretinu moviti chi è viddi! (Classica frase pronunciata dal personaggio di cui al punto n.1, in prossimità di un semaforo. Pare che a Messina, infatti, non sia tollerato neanche un nanosecondo tra lo scatto del verde e la partenza della prima auto in fila)

7) Insomma… unni cazzu voi annari? (Classica frase in cui gli indicatori di direzione sono usati, ma nel senso opposto a quello in cui si vuole andare, inducendo l’automobilista che sta dietro all’ errore);

8) Capia, n’attimu e a spostu! (Classica frase del messinese che, per prendere un caffè o le sigarette, deve obbligatoriamente posteggiare di fronte all’ esercizio commerciale in questione. Non importa che 50 metri più avanti ci sia un posto libero, si preferisce sostare in doppia fila, perché tale tragitto comporterebbe troppa fatica)

9) Non vali a pena mi chiamamu i vigili, haiu n’amicu carrozzeri! (Classica frase da accordo post tamponamento, in cui colui che ha torto cerca di evitare l’intervento dei Vigili Urbani per poter risparmiare soldi, millantando conoscenze di carrozzieri fidati)

10) Voi curriri?!? (Frase pronunciata solitamente in autostrada o strada a scorrimento veloce, quando ci si sorpassa spesso con un’altra macchina. Diventa allora quasi una sfida a chi ha il motore più potente, promettendo all’ altro di fargli mangiare la polvere).

Infine aggiungerei la frase ICCE’ GIOIA in risposta ad un rimprovero dove si ha palesemente torto(per procurare eventuali litigi)

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Felicità è essere non avere

IL RE E LA CAMICIA
C’era una volta, un ricco re che fu colpito da una grave malattia e perse irrimediabilmente il suo sorriso. Al suo capezzale si presentarono i grandi medici del tempo, anche perché il sovrano aveva garantito che avrebbe regalato metà del suo regno a chi fosse stato in grado di curarlo. Nessuno, però, trovò una soluzione finché, un giorno, un luminare sentenziò che bastava trovare un uomo felice, togliergli la camicia e farla indossare al sovrano. Il re, fiducioso, inviò i funzionari alla ricerca di un uomo felice, ma essi non riuscirono a scovare nessuno che fosse completamente soddisfatto della propria esistenza. La vita di ciascuno era segnata da un dolore e anche chi, all’apparenza, poteva sembrare fortunato, in realtà nascondeva un grande cruccio: un ricco era ammalato, un uomo sano aveva una cattiva moglie e cattivi figli, e così via. Tutti avevano qualcosa di cui lamentarsi. Una sera, il figlio del re si trovò a passare davanti a una casetta, dalla quale udì distintamente la voce di un uomo che affermava: “Ecco, sia lodato Dio: oggi ho lavorato e guadagnato, ho mangiato e ora vado a dormire. Non ho bisogno di niente altro!”. La gioia del principe era incontenibile: finalmente aveva trovato qualcuno veramente felice e, grazie a lui, avrebbe potuto salvare la vita del padre. Ordinò ai suoi uomini di offrire a quel fortunato il denaro che volesse in cambio della sua prodigiosa camicia. Essi ubbidirono e si presentarono alla porta dell’uomo felice. Subito apparve il padrone di casa, col volto sereno e l’espressione accogliente. Di sicuro, se avesse saputo della malattia del re, avrebbe ceduto la propria camicia senza chiedere nulla in cambio. Ma… quale fu la sorpresa del principe e dei suoi compagni quando videro che quell’uomo felice era talmente povero da non avere indosso nemmeno la camicia!
La fiaba non racconta come finì la storia del re ammalato di tristezza, ma a noi piace pensare che l’esempio virtuoso del brav’uomo contento di niente lo abbia aiutato a guardare dentro di sé, per riconoscere l’immensa fortuna di cui godeva e saperla apprezzare appieno. E così, finalmente, tornare a vivere felice.

FELICITÀ È ESSERE, NON AVERE

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